È abbastanza comune imbattersi in bambini aggressivi al nido e alla scuola materna: sono ben poche le classi in cui non ci sia almeno un “morsicatore” o un “tiratore di capelli”. La compagnia di numerosi altri bambini per molte ore al giorno, infatti, fa sì che si instaurino dinamiche che possono sfociare in comportamenti aggressivi: la contesa per un gioco, ad esempio, o per guadagnarsi le attenzioni dell’educatrice.
Nulla di cui preoccuparsi: fino a un certo livello, l’aggressività in questa fase dello sviluppo è del tutto normale. Come abbiamo detto, la corteccia prefrontale è ancora poco evoluta, il che rende difficile ai bambini controllare i propri impulsi e regolare gli stati d’animo; non sapendo in che modo gestire una forte emozione (ira, gelosia, frustrazione…), è normale che i bambini diventino violenti in classe e finiscano per mordere o colpire un compagno.
In questi casi, è bene intervenire prendendosi cura sia dell’“aggredito” sia dell’“aggressore”.
Dopo aver verificato che il bambino colpito stia bene, si offrirà aiuto anche al bambino che ha inferto il colpo: ignorarlo o punirlo, infatti, lo porterebbe solamente a chiudersi in sé stesso, mentre l’obiettivo deve rimanere, certo, tracciare in maniera netta il confine tra comportamenti accettabili e inaccettabili, ma anche scoprire le motivazioni interiori del piccolo. Solo così sarà possibile aiutarlo.